Roma è una città straordinaria, la cui bellezza e storia non riesce ad essere scalfita neanche dall’incuria o dalla sporcizia, poiché la capitale per secoli ha saputo regalare splendore e trasmettere grandezza grazie anche alle geniali “trovate” dei suoi architetti e amministratori. Basti pensare a Piazza Navona, un concentrato di storia, architettura, fantasia racchiuse in una piazza. Per un turista, poter alloggiare anche solo una notte in un hotel in Piazza Navona significa realizzare un sogno e affacciarsi la mattina su un panorama storico, rievocando miti e immagini di un tempo lontano, come quando proprio in Piazza Navona, in estate, si allagava la piazza per rinfrescare le calde giornate romane.
Quando Piazza Navona diventava un lago
Chi alloggia all’Hotel Teatro Pace avrà modo di contemplare Piazza Navona, passeggiare, apprezzare le storie che si raccontano sui suoi monumenti e calarsi nelle atmosfere del XVII secolo quando il 23 giugno del 1652, l’allora pontefice Innocenzo X (altre fonti sostengono fosse un’idea della cognata, Olimpia Pamphili) diede inizio alla consuetudine di far allagare Piazza Navona per dar sollievo e refrigerio ai cittadini romani durante l’estate; inoltre, ogni sabato e domenica di agosto, si chiudevano le fontane per far sì che l’acqua tracimasse dalle vasche per inondare la piazza che si trasformava, così, in un vero e proprio lago. Ma come era possibile? Un tempo, Piazza Navona era una piazza concava che favoriva l’ “allagamento”, sebbene non si superasse mai l’altezza dei 50 cm, ma la creatività romana ha creato intorno a questo lago miti, leggende, storie di annegamenti e tuffi prodigiosi. L’allagamento di Piazza Navona era un appuntamento a cui non mancavano né gli aristocratici né la gente del popolo; si narra di nobili che accorrevano in carrozze sfarzose dalle forme più bizzarre per attraversare la piazza:
- Carrozze simili a gondole;
- Barche di legno o cartapesta;
- Alcuni allestivano veri e propri vascelli in miniatura con vele e rematori.
I popolani, invece, amavano semplicemente bagnarsi, schizzarsi, fare scherzi con l’acqua e da un editto del tempo, in cui si vietava di denudarsi, se ne deduce che molti avessero l’abitudine anche e di spogliarsi per entrare in acqua. Altri, con spirito pratico, attraversavano in carrozza la piazza per pulire le ruote infangate. Ai margini c’erano venditori di cocomeri, di sementi e artisti di strada.
Questa tradizione durò fino al 1676, quando – per timore di epidemie – fu sospeso l’allagamento della piazza. Nel 1703, il medico del papa – Giovanni Maria Lanosi – dichiarò che l’acqua non favoriva la trasmissione delle epidemie se la piazza restava ben pulita. La tradizione delle inondazioni continuò così fino al 1865, ultima data certa di cui si ha notizia di questa pratica. In occasione dell’allagamento, venivano persino allestiti piccoli spettacoli musicali, in scenari fiabeschi a cui poté assistere anche la regina di Polonia in una delle sue visite a Roma. La gente – affacciata ai balconi – ammirava coloro che facevano sfoggio di creatività e originalità. È stato trovato persino un progetto di costruzione di gradinate mobili per favorire gli spettatori.
Come era possibile l’allagamento di Piazza Navona?
Tutto ciò era possibile perché Piazza Navona era conformata diversamente ed è noto che già ai tempi dei romani si usava allagare la piazza per lo svolgimento delle naumachie o battaglie navali. Nel 1870 fu ordinata la ripavimentazione e fu dato alla piazza un andamento convesso, invece che concavo, impedendo di fatto il prosieguo di questa tradizione. Oggi, infatti, sarebbe impossibile ipotizzare il ripristino di questa funzione ludica in Piazza Navona, ma la piazza resta un punto di riferimento artistico per pittori, artisti di strada, caricaturisti, e che si inonda di turisti e non più di acqua: «ecco ch’édera e’ llago de Piazza Navona».